CONTRO IL G7 : A GENOVA AVEVAMO RAGIONE NOI
Nel 1999 a Seattle contro il WTO una nuova generazione militante ha portato la propria rabbia alle porte dei luoghi del potere politico. A cavallo del nuovo millennio un movimento di massa ha attraversato il pianeta inseguendo le rappresentanze istituzionali della crisi. E’ stato definito “no global”, ma non c’era nulla di più globale di quello sciame umano. Da Genova 2001 alle grandi manifestazioni contro la guerra milioni di persone hanno provato a violare i luoghi nei quali il potere si addensa a formarne la rappresentazione. Quei milioni di persone hanno incontrato una repressione violentissima e il riflusso derivato dai limiti dello sbocco politico.
Quella generazione aveva ragione. Forse solo nella testa di qualche piccolo leader locale c’era l’idea che i grandi vertici rappresentassero il quartier generale del capitalismo mondiale. Alcuni, forse, nascondevano l’ingenua tentazione di difendere gli stati contro il governo globale, magari illudendosi di prenderne il potere, di quegli stati. In realtà, gran parte delle donne e degli uomini (moltissimi giovani) di quel movimento portava già nella propria biografia i segni della precarietà e della mancanza di futuro. I grandi vertici erano, d’altronde, il tentativo di galleggiare sulla crisi, provare a governarla, prima che esplodesse nella bolla finanziaria dei subprime.
Quanto quella generazione urlò per le strade di tutto il mondo si è verificato. Le politiche neoliberali, lungi dall’essere la causa della crisi, si sono rivelate per quello che volevano essere: il tentativo da parte delle elite politiche ed economiche di sopravvivere a questa, di farla pagare al 99% della popolazione mondiale, di smantellare i sistemi di welfare, di mettere in vendita i beni pubblici. Non era difficile prevedere che questo si sarebbe accompagnato con una generale compressione della democrazia, fino alla messa in discussione dei diritti fondamentali.
L’obiettivo era distruggere la società, atomizzarla, rendere tutti competitivi con tutti e tutti al servizio del sistema economico e delle sue procedure. Senza più un padrone visibile localizzato in un paese sarebbe stato ogni individuo, ogni giorno, con ogni proprio sforzo, a costruire i presupposti della produzione di un profitto che avrebbe preso la via della circolazione finanziaria, magari lavorando per i fondi pensione dei propri genitori, le proprie stesse assicurazioni vita o qualche fondo sovrano arabo.
Ai Grandi del pianeta che si riuniranno a Taormina nel maggio 2017 bisognerà portare la stessa contestazione di allora, senza la paura della ritualità, senza il timore che essa possa apparire velleitaria. Perché si possa dare un’agenda politica alternativa a quella dei vertici sovranazionali che abbiamo conosciuto è necessario che questa venga costruita nel vivo del movimento, nelle strade, dentro l’espressione dell’antagonismo alle rappresentazioni della governance globale.
Per discuterne:
Assemblea regionale a Giardini Naxos, c/o la Biblioteca Comunale, via Umberto, 119 sabato 10 dicembre alle ore 16.00.
Luigi Sturniolo·Lunedì 5 dicembre 2016